Educazione civica, la chiave per trovare il proprio posto nel mondo
Patti educativi e iniziative condivise nei territori sono alla base dell’impegno in questo fondamentale campo del sapereI recenti anniversari delle stragi di Capaci e il ricordo dei giudici Falcone e Borsellino contribuiscono ogni anno, puntualmente, a riportare in primo piano il tema della legalità e di come questo debba essere continuamente ripreso, in campo educativo, anche e forse soprattutto attraverso quello strumento concreto che è l’Educazione civica, tornata il 5 settembre 2019 nei programmi scolastici. Da genitori che guardano a questo provvedimento con particolare favore perché va nella direzione di una formazione sempre più ampia dei nostri figli, vorremmo dire con uno slogan: diamo sempre più forza all'Educazione civica. Sì, perché dietro alla conoscenza, al rispetto e alla consapevolezza delle regole che ci siamo dati per una convivenza democratica che ci faccia crescere tutti assieme, c’è la civiltà di un popolo, di una nazione, di una comunità. Iniziative e progetti non mancano nelle nostre scuole, ma è sicuro, visto come stanno andando le cose, che un ulteriore impegno anche di revisione di quanto si sta facendo sul piano dell’Educazione civica deve essere fatto. Le iniziative non mancano e anche noi di Agesc ne riscontriamo diverse nelle scuole in cui siamo presenti. Qualche tempo fa, ad esempio, un importante istituto paritario cattolico del trentino ha concretizzato un progetto che ha trovato, giustamente, risalto sui media non solo locali e non tanto per la “novità” dell’iniziativa, quanto per come questa è stata resa stabile con un percorso non saltuario ma continuativo, programmato, e per i protagonisti del progetto: scuola paritaria, appunto, e Tribunale dei minorenni. Il progetto prende il nome di 'Il banco vuoto' e ha come obiettivo quello di portare in classe l’argomento in pianta stabile attraverso la presenza di magistrati.
Ci hanno colpito e fatto riflettere le parole del presidente del Tribunale dei Minorenni in occasione della firma del progetto, che sottolineò, con parole forti, quanto dietro al progetto ci fosse un «gesto d’amore della giustizia, la giustizia minorile, verso i nostri ragazzi». Una frase molto forte che ci sentiamo di fare nostra, come genitori, per quanto riguarda il nostro ruolo all'interno del Patto educativo fatto con la scuola. L’obiettivo dovrebbe essere sempre di più quello di fornire agli studenti gli strumenti per conoscere i propri diritti e doveri per formare cittadini responsabili e attivi che stiano pienamente e con consapevolezza all'interno della vita civica, culturale e sociale della comunità.
Anche sul terreno dell’uso consapevole e responsabile dei mezzi di comunicazione e degli strumenti digitali, e dei possibili rischi connessi all'uso dei social media e della Rete, l’Educazione civica è importante, oggi in modo particolare, per contrastare il dilagare del linguaggio dell’odio. L’introduzione dell’Educazione civica è un’iniziativa di grande sensibilizzazione per bambini e ragazzi che possono approfondire non solo la conoscenza sulle Istituzioni e le leggi dello Stato, ma anche il concetto della legalità come valore, in un’ottica di sviluppo del pensiero critico. L’educazione civica e quella alla legalità passano, per tanti versi, anche dalla nostra capacità non solo di interagire e supportare la scuola, in quanto agenzia educativa fondamentale, ma in particolar modo attraverso la testimonianza diretta e la volontà di crescere ed educare noi stessi, insieme ai nostri ragazzi.
Per questo come Agesc ci siamo mossi e ci stiamo muovendo con tutta una serie di iniziative che riguardano la formazione, attingendo a quel grande patrimonio che viene anche dalle istituzioni scolastiche dove siamo presenti.
Formazione e rapporto con gli insegnanti sono condizioni indispensabili perché l’educazione civica nel programma scolastico non sia solo acquisizione di regole astratte: perché imparare significa anche sapere avere consapevolezza di sé stessi, capire qual è il nostro posto nel mondo e quale quello degli altri e riconoscere in un volto un essere umano, una persona.
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Fonte:Avvenire