Educazione civica come antidoto alla violenza dentro e fuori dalle aule
Dopo i fatti di Firenze, i genitori delle scuole cattoliche ribadiscono l’importanza del rispetto della personaNon loderemo mai a sufficienza la legge 92/2019 che ha reintrodotto nella scuola l’Educazione Civica, lo diciamo da genitori ma non solo. Esempi continui di devianza giovanile, persino preadolescenziale, sono la prova che la scuola, come spazio dell’universo giovanile non può sottrarsi al compito di educare alla civile convivenza. Tra i valori fondativi di una relazione serena e corretta fra cittadini c’è senza ombra di dubbio quello di non ricorrere alla forza e alla violenza per affermare le proprie idee, per dare luce alle proprie posizioni. I fatti di Firenze ci sembra abbiano messo in evidenza ancora una volta la necessità che la scuola sia luogo del confronto civile mediante la parola e non i muscoli, la paura, la minaccia, la sopraffazione, e la scelta di imporre il proprio punto di vista nel disprezzo degli altri. I valori della nostra Costituzione, giustizia, libertà, solidarietà, condivisione, lavoro, non possono essere in alcun modo interpretati da azioni che non siano rispettose della persona. Di questo ha parlato con indubbia chiarezza il Ministro Valditara nel discorso al Quirinale del 27 gennaio in occasione della giornata della memoria, riferendosi all’azione di Giorgio La Pira nei lavori preparatori alla redazione della nostra Costituzione: «L’intervento di La Pira e, più in generale, il senso ultimo della nostra Costituzione si concepiscono come reazione al totalitarismo, e alla barbarie nazifascista». Non meno significative sono state le parole della preside Savino nella lettera agli studenti dopo i pestaggi verificatisi davanti al Liceo Michelangiolo: «… è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni». Non in contraddizione rispetto a questi principi ci sembrano anche le posizioni del Ministro, quali emergono dalla lettera indirizzata agli studenti il 9 novembre, Giornata della Libertà dedicata dalla legge italiana (61/2005) alla memoria della caduta del Muro di Berlino. «Il crollo del Muro di Berlino segna il fallimento definitivo dell’utopia rivoluzionaria. E non può che essere, allora, una festa della nostra liberaldemocrazia. Un ordine politico e sociale imperfetto, pieno com’è di contraddizioni, bisognoso ogni giorno di essere reinventato e ricostruito». Infine non ci sembra privo di senso il richiamo alla sensibilità per gli eventi politici rivolto dalla Preside agli studenti: «Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti.» Questo nostro intervento, da genitori Agesc, da persone che credono nel dialogo e nel confronto aperto e democratico, non vuole essere un diplomatico tentativo di superare le diverse posizioni che le dinamiche della politica pongono in evidenza. È invece l’impegno a dimostrare come siano molti di più gli aspetti che uniscono rispetto a quelli che dividono e come sia dovere di tutti, dal Ministro al più piccolo degli studenti, non lasciarsi prendere da emotività istintive, non cadere vittima di strumentalizzazioni, non cedere mai alla polemica sterile, ma cercare sempre il confronto costruttivo. Su questa linea ci stiamo muovendo come associazione genitori da sempre nelle scuole dove siamo presenti in collaborazione con insegnanti e gestori Nel quadro di una repubblica parlamentare e costituzionale ci sta che il ministro sia di un partito diverso da quello di una preside. Non possiamo più accettare, però, che polemiche di tipo giornalistico e amplificazioni strumentali all’enfasi di schieramento facciano passare in secondo piano gravi episodi che vanno senza esitazione condannati, affidati alla magistratura e respinti da tutti come indegni della vita politica di una comunità che ha il diritto di esprimersi politicamente come vuole, ma anche il diritto di essere rispettata nelle proprie posizioni senza il ricorso alla violenza, alla prepotenza, alla sopraffazione. La maturità genitoriale e la responsabilità educativa ci impongono il dovere di non tacere, ma anche quello di evitare che si cada ancora una volta nel vizio italico della contrapposizione cieca tra fazioni che non sanno riconoscere nella Res Publica un valore più alto che la compagine delle proprie associazioni.
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Fonte:Avvenire