Don Marco Barbetta , un amico e un riferimento prezioso per la scuola e la famiglia

A cinque mesi dalla scomparsa del sacerdote, che è stato un grande amico dell’Agesc, il suo insegnamento resta indelebile
Don Marco Barbetta , un amico e un riferimento prezioso per la scuola e la famiglia

Mentre lo Stato sta ancora faticosamente cercando soluzioni per la ripresa in sicurezza dell’anno scolastico, l’Agesc si sofferma, a cinque mesi dalla morte (avvenuta il 17 marzo) a ricordare don Marco Barbetta un grande amico dell’associazione, soprattutto per la sua presenza in mezzo ai genitori e famiglie con la sua forte sensibilità umana e la sua capacità di comprendere le difficoltà e le attese che ciascun genitore incontra nell’educazione propria e dei propri figli. Con ciò aiutando ad affrontare la responsabilità e a comprendere il valore del rapporto con la scuola e con i docenti.

Don Marco Barbetta, sacerdote diocesano, allievo e discepolo di don Luigi Giussani, fu, – come ricorda Giancarlo Tettamanti uno dei padri fondatori dell’Agesc – sin dall’inizio dell’avventura associativa dell’Agesc, un grande e prezioso amico, infondendo nei genitori un profondo spirito di appartenenza e un rinnovato significato al loro impegno educativo, oltre a rappresentare un grande aiuto circa i compiti delle famiglie in ordine alla formazione scolastica. Egli ebbe sempre grande attenzione alle persone, sostenendole nella loro ricerca di una forte identità. Da qui anche il suo rapporto con gli insegnanti che raccolse attorno al Seminario di aggiornamento da lui fondato con amici sacerdoti della Fraternità San Carlo.

Da insegnante in diversi licei diocesani, seppe dedicare cura non soltanto agli adulti, ma dedicò molta attenzione e dedizione nell’impegno di accompagnamento e di rapporto con i molti giovani che ebbe a incontrare nelle nostre scuole, donano loro il frutto della sua esperienza di vita e della sua conoscenza dell’animo giovanile. Dei giovani egli seppe spesso cogliere una identità imprecisa e frammentata poiché raccolgono tutte le sollecitazioni contemporanee, senza discernere fra quelle che favoriscono la crescita della propria umanità e quelle che la impoveriscono e ciò semplicemente perché non sono formati ad un criterio.

Ma è indubbia la loro aspirazione ad instaurare rapporti autentici e sono in cerca della verità. Egli, pertanto, fu attento ai bisogni dei giovani, aprendo loro il cuore alla speranza, aiutandoli nel loro cammino verso la ripresa della coscienza di sé stessi, la sconfitta dei disagi e delle insicurezze, risvegliando in loro il coraggio delle decisioni definitive, a maturare la capacità di vedere, giudicare e affrontare la realtà, anche se spesso si tratta di una realtà difficile e sconvolgente. Don Marco era dotato di uno sguardo scanzonato sulla realtà, illuminato dalla fede, che lo faceva talvolta sperare contro ogni speranza.

Per moltissimi anni don Marco è stato punto di riferimento per i giovani universitari che frequentavano le aule del Politecnico di Milano. In una città dove sempre più di rado vediamo la partecipazione dei giovani alla Messa domenicale, don Marco si rivolgeva spesso ad una chiesa, San Pio X, gremita di studenti provenienti da ogni parte d’Italia.

E mentre oggi il mondo della scuola è alle prese con la misurazione degli spazi per assicurare le distanze minime tra studente e studente, don Marco ha fatto della vicinanza ai giovani lo scopo integrale della sua vita di educatore.

Di don Marco – per quanti l’hanno conosciuto nelle aule delle scuole cattoliche e negli incontri formativi – resta indelebile il suo ricordo, accompagnato da profonda gratitudine che trova nella memoria una forte alleata. Difficilmente andremo a perdere ciò di cui siamo veramente grati.

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