«Deserto demografico e abbandoni minano la tenuta della scuola italiana»
La preoccupazione del presidente di Agesc Frare, alla vigilia del confronto con il Miur, che avrà al centro anche il problema dei docenti non abilitati. «Ora la politica batta un colpo»La denatalità non è l’unico pericolo per la scuola cattolica. Terminate le iscrizione per il prossimo anno scolastico quali sono le prospettive per la scuola cattolica in Italia? Nei prossimi giorni i rappresentanti del mondo della scuola paritaria si confronteranno al Miur sulle varie problematiche sul tappeto. La questione dei docenti non abilitati appare il tema più rilevante oggi per le scuole paritarie, è sicuramente la questione più urgente. Ma per il presidente di Agesc, Giancarlo Frare, la preoccupazione in prospettiva è la ricaduta sulla scuola italiana, della grave crisi di natalità che ha colpito l’Italia. 'Sembra che la riduzione della presenza nelle nostre scuole corrisponda al calo dei bambini in età scolare, ma non è così', afferma Frare. Tuttavia in una prospettiva di medio lungo periodo se la politica non metterà in campo adeguati strumenti per favorire nuove nascite il 'deserto demografico' che sta colpendo le scuole d’infanzia farà sentire i suoi effetti anche sugli altri ordini di scuole. E la concorrenza tra scuola statale e scuola paritarie si farà ancora più drammatica.
A questo 'deserto' si deve aggiungere un altro dato inquietante, quello dell’abbandono scolastico in Italia che risulta in crescita in base all’ultimo Rapporto Istat. Nel 2017 i giovani dai 18 ai 24 anni non inseriti nel sistema di istruzione e formazione sono aumentati, raggiungendo in un anno l’11,3%, contro il 10,6% dell’anno precedente. Le percentuali di abbandono più elevate si ritrovano in Sardegna (21,2%) e Sicilia (20,9%). In altre regioni del Centro-Nord, invece, la percentuale di giovani che abbandona è inferiore al valore medio europeo: Abruzzo (7,4%), Umbria (9,3%), Emilia-Romagna (9,9%), Marche (10,1%), Friuli-Venezia Giulia (10,3%) e Veneto (10,5%). Ma questo fenomeno come si può contrastare? Secondo Frare una risposta può essere fornita alle giovani generazioni con il potenziamento della formazione professionale, che rappresenta una valida opportunità di preparazione al mondo del lavoro oltre che un’importante risposta alla dispersione scolastica. Ma non in tutte le regioni italiane queste scuole sono presenti. Servono investimenti che, in una prospettiva di riduzione della popolazione scolastica, possono apparire azzardati. Il cane che si morde la coda. In questo contesto è in fase avanzata la trattativa di tre regioni con il Governo nazionale per ottenere una maggiore autonomia, anche nell’istruzione e formazione con relativo trasferimento di risorse. Il rischio di allargare le distanze tra Nord e Sud diventa più concreto. Le istituzioni pubbliche delle regioni meridionali potrebbero ricercare una risposta nel sostenere le scuole paritarie, con l’aumento degli strumenti di sostegno alle scuole e alle famiglie, con la puntualità nella liquidazione dei contributi, con servizi comunali che favoriscono tutte le istituzioni scolastiche e quindi anche le scuole cattoliche, specie nelle aree dove il degrado sociale rende più facile l’alternativa dell’abbandono.