Denatalità: dalla scuola scelte coraggiose per una nuova cultura della vita

Gli istituti paritari sono da sempre in prima fila per garantire servizi di qualità alle famiglie
Denatalità: dalla scuola scelte coraggiose per una nuova cultura della vita

Il problema della natalità, o meglio del drastico crollo della natalità, non è un problema che si può affrontare e risolvere attraverso gli incentivi, gli sgravi o i vari bonus. Non basta, o meglio, non è sufficiente dare qualche servizio in più; serve qualcosa di “altro”, non solo qualcosa di “più”. Serve un pensiero, una filosofia di vita, un orizzonte verso il quale guardare. L’abbiamo letto così, noi genitori di Agesc, il messaggio uscito dal dialogo tra i partecipanti agli Stati generali della natalità, evento al quale era presente anche la nostra presidente nazionale. « Il fatto importante è che in quelle giornate c’è stata proprio la convergenza di tutte le parti in campo, ed è questo un passaggio particolarmente significativo! Il fatto di farsi carico come comunità del problema», ha sottolineato la presidente Agesc Zambon, «… proprio quel villaggio globale che auspichiamo e di cui sentiamo la necessità». Estendendo la riflessione all’ambito della scuola di quella “casa comune” che ci sta tanto a cuore, dobbiamo dire che è questo un banco di prova dove testare le reali volontà di una società, ed anche naturalmente di un governo e di un’intera classe politica, di mettere al centro dell’agenda politica i figli, i giovani, la famiglia.

Se da un lato ci impressionano e probabilmente sono rilanciati proprio per questo, i dati del calo degli studenti nei prossimi anni, dall’altro rileviamo una “politica” che sembra discostarsi molto dal vecchio modo di ragionare: meno studenti uguale meno personale, meno personale vuol dire meno lavoro e così via. Da un certo punto di vista sembra quasi di capire che i problemi di oggi (classi numerose, ambienti inadeguati e strutture vecchie e obsolete, strumentazioni insufficienti…) si risolveranno come per incanto causa il calo demografico che, a questo punto, diventerebbe anche funzionale.

Non è allora il caso che finalmente si ripensi al mondo scuola mettendo in campo scelte coraggiose che non propongano tagli ma riorganizzazioni e valorizzazione “reale” dell’esistente a partire da quel mondo marginalizzato del sistema pubblico scolastico italiano che è la scuola pubblica paritaria ? In sé tante scuole pubbliche paritarie hanno vissuto sulla propria pelle anche le ripercussioni di questi anni di continuo calo delle nascite, che si è trasformato in calo di iscrizioni.

Un numero ragguardevole purtroppo ha dovuto alzare bandiera bianca e chiudere, altre hanno messo in atto tutta una serie di azioni e innovazioni rese possibili dalla coesione tra gestori, corpo insegnante e genitori.

I recenti fondi del Pnrr, messi a disposizione anche delle scuole pubbliche paritarie, potrebbero avere proprio una funzione di sostegno a queste azioni moderne e coraggiose di concepire e vivere il mondo educativo e la scuola in particolare. Potrebbe essere questa l’occasione per leggere i dati di oggi rivedendone gli effetti: meno studenti meno classi superaffollate (e qui i “Tutor” finirebbero per essere tutti gli insegnanti ), ma anche più tempo prolungato, più tempo passato a fare esperienza sul campo, a toccare con mano, più “relazioni”.

Alla fine ripensando con coraggio e innovazione, anche tecnologica ma soprattutto “culturale”, lo stare a scuola, qualche piccolo grande risultato sicuramente potrebbe arrivare a cominciare da una ritrovata capacità di stare insieme, di rispettare regole condivise, di ragionare in termini di comunità… dall’io al noi. Siamo convinti che questo possa essere un importante tassello di un mosaico fatto di azioni concrete in grado di invertire la rotta suicida imboccata da qualche anno, quasi in maniera fatalistica e rigenerare quella cultura della vita che è l’ingrediente essenziale di ogni società che si rinnova e si prepara al futuro. Alimentare tutto questo attraverso la scuola è un’azione sociale, perché i figli non sono beni individuali, sono persone che contribuiscono alla crescita di tutti portando ricchezza umana e generazionale.

Bisogna raccogliere e leggere i segnali e gli stimoli che ci sono venuti anche in occasione dell’evento degli Stati generali della natalità, perché quando usciremo dalla crisi, lo faremo solo se sapremo farlo tutti insieme e dipende da noi se saremo migliori o peggiori, certamente non uguali a prima.

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Fonte:Avvenire