Da quarantacinque anni al servizio della famiglia e della libertà di educazione
Fonte:Avvenire
Era venerdì 28 novembre 1975 quando si riunì per la prima volta l’Associazione Genitori Scuole Cattoliche (Agesc): unione di più persone in vista di uno scopo comune quello di promuovere soggettività sociale, di produrre appartenenza, svolgendo funzioni di socializzazione, di responsabilizzazione. L’Agesc rappresenta l’ambito attuativo dell’impegno dei genitori associati per l’educazione, la famiglia, la scuola cattolica e, non esclusa, la vita che racchiude in sé lo scibile completo dell’esistenza, dando spessore e rilevanza all’umanità tutta che alberga in ciascuna persona. Questi 45 anni rappresentano quindi un «confine» tra un «passato» e un «futuro», diviso da un «presente ricco di incognite, di problemi, di impegni».
Ma ai genitori e alle famiglie cosa sta particolarmente a cuore? Come ci racconta Giancarlo Tettamanti, padre fondatore, stanno a cuore i figli, la loro crescita e la loro realizzazione umana, il futuro, il patrimonio culturale e la loro maturazione personale. Responsabili primi di un generare educativo, i genitori pongono in essere la loro attenzione e la loro responsabilità, non soltanto nei riguardi dei propri figli, ma anche nei confronti dei luoghi e delle modalità educative formative; aggregandosi e condividendo l’idealità associativa si pongono nella prospettiva di un agire educativo integrale. Per quello che riguarda, invece la scuola cattolica questo è il luogo nel quale si attiva l’imparare, l’insegnare, cioè ambito avente procedimenti inerenti apprendimento e insegnamento. L’educazione e l’istruzione si gioca su rapporto fede-cultura-educazione-scuola. Rapporto che si identifica (o dovrebbe identificarsi) nella cultura cattolica, cioè con un metodo, un criterio, un modo di interpretare e leggere la realtà e la storia; luogo autentico di educazione cristiana a partire da un’identità precisa il cui riconoscimento di “cattolicità” viene dimostrato, non dalla titolarità gestionale, e nemmeno dall’ambito settoriale del loro impegno, bensì dall’appartenenza alla Chiesa, dall’identità che manifestano, dal progetto educativo che propongono e attuano, dai criteri di qualità che caratterizzano l’attività».
Domani si celebreranno questi anni, con una tavola rotonda, per ricordare non solo la memoria del passato, ma a fortificarne la presenza e a rimotivarne il futuro, ponendosi in dimensione autenticamente comunitaria, esponendo la propria identità al dialogo e al confronto.
In una società che sta diventando “liquida”, l’Agesc diventa un anello fondamentale che unisce genitori e famiglie, educatori, istituzioni. Tra i vari problemi ne ricordiamo due: famiglia, con la proposta di “senso” nella famiglia non c’è o se c’è è molto debole; nella scuola paritaria la proposta è spesso solo formalista a causa della prevalente preoccupazione economica e del piegarsi ai labili programmi e agli ordinamenti ministeriali. L’attuale crisi dell’educazione ha a che fare non soltanto con le singole difficoltà, ma piuttosto con l’idea che abbiamo dell’uomo e del futuro.
Oltre alle difficoltà economiche causate dalla pandemia c’è il grosso problema che predice ben maggiori preoccupazioni: la legge Zan che apre scenari multipli condizionando in futuro l’intera società. Si tratta di vera rivoluzione antropologica, che coinvolge un po’ tutti i fattori che riguardano la natura umana, facendo assurgere a “diritto e pretesa” riscrivere la natura umana per legge e imponendo, con il beneplacito soccorso ministeriale, corsi formativi nelle scuole dai bambini delle scuole primarie sino alle superiori. Con l’inserimento negli ordinamenti scolastici diviene obbligatorio l’insegnamento del “verbo gender” e ciò mettendo a rischio sia la libertà di pensiero e di obiezione di coscienza e la stessa identità delle scuole paritarie. Come la scuola cattolica reagirà? Operando una evangelizzazione in uscita o una secolarizzazione in entrata? Non lasciamoci dire - come in Spagna - che «i bambini non appartengono ai genitori». Non lasciamo adolescenti e giovani soli di fronte alle sfide della vita.
«Se il tempo nel quale viviamo è di crisi profonda -ebbe a dire Gerardo Veneziani, in un momento altrettanto difficile - se sono venuti meno importanti punti di riferimento ed è difficile trovare una collocazione dove sentirsi a proprio agio; se questa è la situazione, dobbiamo creare momenti magici nei quali, come genitori, trovare ispirazione e forza per continuare a trasmettere e rendere interessante il messaggio cristiano».
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