Cura del Creato: «Impariamo da papa Francesco e ascoltiamo i nostri figli»

Cura del Creato: «Impariamo da papa Francesco e ascoltiamo i nostri figli»

Ricorrenze, celebrazioni e festività hanno da sempre l’evidente obiettivo di riportare l’attenzione su argomenti e problematiche che spesso dimentichiamo tra i nostri tanti problemi quotidiani. A tale riguardo a rammentarci che facciamo ancora troppo poco per la nostra “casa comune”, meglio a permetterci di fare un ragionamento trasversale alle generazioni su una questione che riguarda soprattutto loro, i giovani, è la giornata che si celebra proprio domani 22 aprile: la Giornata Mondiale della Terra. Un’occasione che mai come in questi ultimi anni vive di grandi contraddizioni: da una parte il presunto interesse di tutti gli stati del pianeta a tutelare questo nostro mondo, dall’altra il “fallimento”, è il caso di dirlo, di tutti i tavoli di accordo sulle politiche che dovrebbero portare ad azioni concrete e provvedimenti operativi per invertire questo sfruttamento sfrenato di ogni risorsa che la terra possa dare.

Fintantoché gli accordi saranno misurati in termini monetari (quanto ci perdo, quanto devo investire, quanto mi ritornerà, ecc.) sarà difficile fare passi in avanti “strutturali”.

È necessario un cambio di paradigma, una visione diversa e “globale”, che coniughi in una visione di sintesi uomo e ambiente ovvero che ristabilisca l’armonia con il loro unico e prezioso pianeta gli uomini di oggi, ma soprattutto quelli di domani; quelli occidentali, ricchi e attenti alla linea e quelli poveri e affamati che costituiscono l’80% della popolazione mondiale. È dunque impossibile non andare con il pensiero a quello straordinario richiamo di papa Francesco che è la Laudato si’ che è per noi una Magna Charta, un riferimento imprescindibile, perché l’urgenza di salvare il pianeta oggi non è solo una questione di schieramento politico o ideologico, ma un’esigenza antropologica, una scelta fondata su una visione del mondo originale, che papa Francesco chiama di «ecologia integrale».

Qualche anno fa, all’indomani del terribile terremoto nel centro/sud Italia, proprio nel cuore di quella tragedia, ad Amatrice, prese il via un’esperienza decisamente particolare. Sulla spinta dell’allora vescovo di Rieti, Domenico Pompili e del fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, nacquero le Comunità Laudato si’, un modo molto concreto ed anche contagioso di tradurre in atteggiamenti, prassi, stili di vita il messaggio dell’enciclica di papa Francesco.

Come associazione di genitori, Agesc, ci sentiamo profondamente inseriti in questo contesto per tantissime ragioni che abbiamo più volte ribadito anche dalle pagine di Avvenire. Una su tutte è quell’alleanza educativa che torna insistentemente nelle nostre riflessioni, perché fondamentale nella visione di “comunità” che abbiamo da sempre per la nostra società a partire proprio dalla scuola, vale a dire del luogo dove le coscienze e le sensibilità si formano, oseremo dire prima ancora dei saperi. Promuovere dunque percorsi e progetti per costruire una scuola sempre più “sostenibile” è una delle priorità di Agesc, che condividiamo con i gestori e tutti i soggetti protagonisti del mondo della scuola.

L’educazione ha infatti un ruolo centrale nella costruzione del nostro futuro comune, e per fare ciò dobbiamo essere, tutti insieme ognuno con le sue peculiarità e responsabilità, promotori di un nuovo modello di pensiero e di trasmissione delle conoscenze.

Da adulti ci troviamo in questo sempre più spesso superati dai nostri figli che hanno oggi, dobbiamo ammetterlo, una consapevolezza del grande rischio che stiamo correndo che forse noi non abbiamo o che forse viviamo in modo meno preoccupato e percepiamo solo nel momento in cui la Terra Madre, sfruttata secondo un modello che insegue senza posa il profitto, arriva a presentare il conto.

Dobbiamo dunque partire da qui, dalla consapevolezza che anche le poche risorse che abbiamo per la scuola vanno gestite per promuovere un ripensamento del nostro modo di abitare il pianeta e attuare un definitivo cambio di rotta. Nuovi e vecchi saperi, arte, letteratura e tecnologia, intelligenza artificiale e tanto altro ancora sono sicuramente risorse importanti per fare questo. Indispensabile è però aggiustare il tiro, ripensare all’obiettivo, definire quello che ci muove, superare, come ricorda papa Francesco, “l’antropocentrismo” narcisistico in favore di una nuova e complessa concezione del sistema uomo-ambiente per rilanciare la centralità della dimensione umana come principio per la cura e la custodia del Creato.

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Fonte:Avvenire