«Con i casi in calo, scenderà anche la pressione su studenti e famiglie»

INTERVISTA AL FISICO ROBERTO BATTISTON
«Con i casi in calo, scenderà anche la pressione su studenti e famiglie»

Potrebbe essere la volta buona. Tra polemiche e distinguo pare che per la scuola qualcosa si muova in positivo riguardo le disposizioni sulla presenza in classe o lezioni in Dad che ancora creano non pochi problemi ai genitori. Dopo mesi decisamente pesanti per tante famiglie sembra profilarsi dunque una situazione decisamente meno problematica. Ma dobbiamo aspettarci un colpo di coda del virus e delle sue varianti? Riusciranno, in breve tempo, i nostri ragazzi a tornare tutti sui banchi di scuola?

Sono solo alcune delle domande che ci facciamo un po’ tutti e che Agesc ha girato a Roberto Battiston, professore ordinario di Fisica sperimentale all'Università di Trento e coordinatore dell’Osservatorio dei dati epidemiologici che opera in collaborazione con l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas).

Professor Battiston in questi giorni sono di nuovo cambiate le regole. Una boccata di ossigeno per scuola e genitori?

Certamente la scuola in presenza è un tema prioritario. Da Natale, però, ci siamo trovati nel pieno di una fase epidemica intensissima, anche se dagli inizi di febbraio in forte fase calante, colpendo in modo particolare le fasce più giovani in quanto meno vaccinate. Per questo motivo, nelle prime tre settimane di scuola il numero di classi e di studenti in Dad è cresciuto di circa il 7-8 % a settimana per poi stabilizzarsi: questo ha portato a situazioni di non facile gestione da parte delle famiglie con figli in età scolare. Per cui la risposta alla sua domanda non è facile.

Da osservatore e addetto ai lavori come vede la situazione nelle scuole italiane?

La scuola è un sistema complesso, radicato in modo profondissimo nelle reti sociali del Paese. Gestire la scuola in modo rigoroso e trasparente nel bel mezzo dell’epidemia è molto difficile. La situazione varia da istituto a istituto e da città a città. Quello che non dovrebbe accadere, ma che è successo con troppa frequenza, è quando il dibattito si limita alle posizioni ideologiche e si perde l’occasione per intervenire sulle questioni pratiche. Un esempio, la questione del ricambio d’aria: si sono spese cifre ingentissime per i banchi con le rotelle e pochissimo sul ricambio d’aria. Eppure si è capito subito che la questione era non solo legata alle droplets ma anche all’aerosol e che una distanziamento fisso non può risolvere il problema del contagio.

La Dad è stata ed è un ausilio importante laddove non si può stare in classe, ma le lezioni in presenza sono un’altra cosa. Come garantirle?

Si deve tornare a scuola, in presenza, prima possibile e quanto più possibile. Ma non possiamo ignorare il problema della sicurezza. C’è anche un aspetto formativo: i ragazzi sono in grado di capire quando le cose si fanno sul serio, con una base scientifica, e quando sono fatte tanto per fare.

I genitori hanno tribolato non poco, dobbiamo prepararci ad altro?

Io mi auguro che dopo la tempesta di Omicron, la situazione si normalizzi e che, grazie al nostro formidabile piano vaccinale il virus non riprenda forza. Per marzo le cose dovrebbero essere in via di soluzione, sperando di non incontrare nuove varianti pericolose e in grado di battere i vaccini.

Vaccini: se si fosse cominciato dai più giovani oggi saremmo in questa situazione?

Secondo me sarebbe stato opportuno partire dai più fragili e subito dopo dai più attivi socialmente, vale a dire i ragazzi sopra i 12 anni. Strategia probabilmente vantaggiosa, ma politicamente meno facile da realizzare.

In questa situazione la scienza può aiutare a spiegare ai bambini?

I bambini sono abituati a razionalizzare con l’aiuto degli adulti, ogni aspetto della realtà. Anche le cose brutte. L’importante e parlarne, magari raccontando delle storie o facendo dei disegni, per dare forma alla loro fervida immaginazione e trasformare la paura in speranza.

Quando assisteremo a una decisa diminuzione dei casi?

Oggi, quasi a metà febbraio, vediamo un deciso calo in tutte le variabili epidemiche. Siamo nella fase discendente di Omicron e speriamo di essere arrivati all’ultimo capitolo di questa vicenda.

Roberto Zoppi
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Fonte:Avvenire