Caro energia, dal governo un segnale positivo per le scuole paritarie

Soddisfazione per le misure del decreto “Aiuti ter” per far fronte al caro-bollette. Ma la strada è ancora lunga e tortuosa
Caro energia, dal governo un segnale positivo per le scuole paritarie

Qualche giorno fa un caro amico, assessore in un grande comune italiano, mi confidava che, nell’ultima riunione di giunta, al primo punto dell’ordine del giorno c’era il reperimento dei fondi per far fronte agli aumenti delle spese energetiche che ci apprestiamo tutti a sostenere. Mentre mi elencava i numerosi settori che cadranno sotto la mannaia del caro-bollette, il mio pensiero è andato subito alle scuole, che per le amministrazioni locali non sono di poco conto: dal riscaldamento delle aule, delle palestre, degli uffici, alla corrente elettrica indispensabile per far funzionare gran parte della didattica, per non parlare delle segreterie ecc. Come genitori, a maggior ragione come genitori Agesc, la cosa ci interessa molto, tanto che nei giorni scorsi assieme alle altre sigle che rappresentano gestori della scuola pubblica paritaria, abbiamo scritto ed inviato un appello congiunto a tutte le forze politiche, affinché possano, nel corso della prossima legislatura, mettere in atto iniziative legislative a favore della libertà di scelta educativa, per il sostegno degli alunni disabili e l’attuazione della riforma della Formazione iniziale - Scuola Secondaria. In questo caso alle parole il governo in scadenza ha fatto seguire i fatti, destinando una cifra importante al sostegno dell’apparato scolastico, con il decreto “Aiuti ter”. La recente approvazione del Ddl, che include le paritarie, è senza dubbio un segnale di equità che fa bene al sistema scolastico del nostro Paese costituito da scuole pubbliche statali e pubbliche paritarie (legge 62/2000). Basti pensare a quanto gli aumenti delle spese energetiche pesano in maniera determinante su tante scuole portandole, in alcuni casi, anche al rischio chiusura. Parliamo di tante realtà educative che ogni giorno garantiscono il diritto all’istruzione a migliaia di ragazzi e bambini in Italia, a partire dai più piccoli delle scuole dell’infanzia e con loro tante famiglie e tanti lavoratori del settore.

Fin qui la riflessione sembrerebbe ovvia e condivisibile ma, c’è sempre un ma. Siamo in Italia, nel bel paese, quello che assieme ad un altro paese, la Grecia, è l’unico nel panorama europeo a discriminare (il termine è duro ma calza a pennello) tra scuola e scuola, tra genitori e genitori. Lo fa nonostante in Europa i Paesi che ne fanno parte abbiano trovato, ciascuno, strade diverse che li hanno portati a superare l’annosa questione tra funzione pubblica e gestione privata, che ad oggi pare un dilemma tutto italiano. In tutti i Paesi europei infatti, ad eccezione dell’Italia e della Grecia, è assicurato, con modalità diverse, un sostegno economico pubblico che permette alle famiglie di esercitare la scelta della scuola a parità di condizioni. Non solo. Le ultime indagini a livello europeo rilevano come i sistemi scolastici che realizzano la parità portino complessivamente a risultati formativi migliori. In Italia il costo della scuola paritaria è a carico delle famiglie che la scelgono, quasi integralmente nella scuola secondaria di primo e secondo grado e al 70-80% nelle scuole dell’infanzia e primarie. Una condizione che rappresenta un ostacolo importante all’esercizio della libera scelta educativa, oltre che una grave discriminazione nei confronti di quei cittadini che, scegliendo la scuola paritaria, si trovano a pagare due volte, con le rette e con le tasse, il servizio di istruzione pubblico dei propri figli.

Purtroppo il dialogo su questo terreno è frenato, spesso, da posizioni ideologiche. Basterebbe leggere gli studi ufficiali, i rapporti e le indagini che vengono fatte annualmente per capire come, al di là dei dati che rivelano aspetti di gestione economica efficace e attestano il lavoro di qualità delle paritarie, l’accoglienza di tutti, indistintamente dalla propria sensibilità e appartenenza, credenti e non di qualsiasi altra religione, siano da anni “cifra” e “patrimonio” delle scuole paritarie cattoliche e d’ispirazione cattolica, oggettivamente riconosciute da tutti ed apprezzate.

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Fonte:Avvenire