C’è bisogno di insegnanti coraggiosi per sostenere i giovani disorientati
Agli esempi negativi (che vengono anche dai “campioni” dello sport) è necessario contrapporre figure di donne e uomini responsabili e generosiMai come in questi giorni i titoli dei giornali hanno riportato la parola “scuola” e mai come in questi giorni tanti articoli, commenti, trasmissioni radio e tv, blog e tweet hanno parlato di “scuola”. Anche il presidente del consiglio Draghi ha avuto parole molto chiare e forti sulla scuola, parole che a prescindere dalle varie posizioni o letture, sempre soggettive, affermano in maniera chiarissima quello che umilmente anche noi di Agesc abbiamo detto e continuiamo a sostenere: il ruolo primario e fondamentale della scuola per la nostra società civile, per noi tutti, per il nostro futuro.
È un mondo decisamente complesso, quello della scuola, e il periodo che stiamo attraversando lo ha reso ancora più difficile, soprattutto per chi nella scuola ci vive e dedica energie e cuore agli studenti e alle loro famiglie con una professionalità spesso non considerata a dovere. Nella scuola, tra le mura degli istituti dello stivale, si sta formando non solo culturalmente ma anche a livello umano, di relazioni, l’Italia del futuro. L’impegno e l’esempio di tanti insegnanti, presidi e operatori amministrativi diventa oggi più che mai vitale, perché i nostri ragazzi ci guardano, guardano quello che facciamo e diciamo, guardano la nostra capacità di tenere il timone anche in un mare molto mosso.
«È l’ora dei capitani coraggiosi» recitava il titolo di un articolo pubblicato su Avvenire di qualche giorno fa che si riferiva proprio alla scuola. Proprio in quei giorni, i mezzi di comunicazione rilanciavano i capitoli della telenovela che ha avuto come protagonista il tennista Djokovic; una vicenda che si è colorata di tutta una serie di connotati che hanno suscitato non poche reazioni. Se le teorie no-vax di Novak Djokovic sono note, spesso a esporlo alle critiche sono stati i modi e i luoghi in cui le ha espresse, oltre che gli argomenti. Ha dell’incredibile che il re del tennis non si sia reso conto che parlare del potere di trasformazione delle molecole dell’acqua attraverso la forza del pensiero in diretta social e in piena pandemia fosse inopportuno. Djokovic, come altri personaggi famosi, è per tanti ragazzi, giovani e non solo, un mito da emulare e “invidiare”. «…una delle mie soddisfazioni … avere tentato di insegnarvi che la vita non è un gratta e vinci: la vita si abbranca, si azzanna, si conquista ». È un passaggio forte della lettera lasciata dal professore Pietro Carmina ai suoi studenti nel momento del pensionamento. Il professore, lo ricorderete, è morto nella tragedia di Ravanusa, causata dall'esplosione di una palazzina.
Quanti professori, oggi, hanno il volto di Carmina. Come gli insegnanti che nelle nostre paritarie, sposando il progetto educativo della scuola, si impegnano in attività di servizio gratuite così preziose in questi tempi di pandemia, in cui gli adempimenti quotidiani sono triplicati e spesso si ha bisogno di più personale. Eccoli lì i capitani coraggiosi di cui abbiamo bisogno noi e i nostri figli; un piccolo esercito di insegnanti senza volto che ogni giorno entrano in classe, sottolineo “in classe”, per far crescere nei nostri ragazzi la consapevolezza che non sono spettatori, ma protagonisti della storia che stanno vivendo, a cominciare dai più piccoli.
Il rischio che siano gli adulti a far passare messaggi fuorvianti e forse anche di compromesso o interesse esiste, così come esiste la difficoltà di leggere giorno per giorno quello che stiamo vivendo, cercando di coniugarlo in un orizzonte che non può prescindere dal bene collettivo. Per questo, come genitori vogliamo condividere la nostra fatica educativa coi nostri alleati nella scuola, supportandoli e sostenendoli, ricercando una collaborazione attiva nel rispetto dei ruoli. Ogni giorno si semina, consapevoli che altri avranno la gioia del raccolto. Questa è la forza di chi crede nella scuola.
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Fonte:Avvenire