«Bene l’assegno universale per i figli. Ma la strada verso l’equità fiscale è lunga»
«La fase critica per le famiglie è quella fino ai 26 anni dei figli. Ma la norma non lo recepisce», dice il presidente FrareÈ nata nella capitale dei motori ovvero a Modena l’idea dell’assegno universale per i figli, con una gestazione che è durata decenni, ma che solo adesso è approdata nella legislazione nazionale. Il primo ringraziamento delle famiglie con figli - che finalmente vedranno un sostegno - andrebbe rivolto a Ermanno Gorrieri. È stato lui, modenese, che con testardaggine ha voluto imporre questo tema, tra quelli centrali delle politiche sociali del nostro Paese. «Lo scorso aprile, finalmente – afferma Giancarlo Frare, presidente dell’Agesc – il Parlamento ha delegato il governo ad attuare le misure a sostegno delle famiglie per i figli a carico attraverso l’istituzione dell’assegno unico universale. Da luglio a dicembre 2021 viene erogato un assegno “temporaneo”, in attesa di quello definitivo dal prossimo gennaio».
Il suo finanziamento è complesso e risulta dalla composizione di risorse autonome precipuamente assegnate insieme con l’assorbimento di altre misure finora elargite alle famiglie a vario titolo e scopo.
Se ne avvantaggeranno categorie finora escluse, come i lavoratori autonomi, ma verrà erogato in modo decrescente in funzione dell’Isee.
L’assegno verrà corrisposto fino ai 18 anni di età dei figli, con ulteriore durata fino ai 21 anni nel caso in cui essi siano inseriti in un percorso di formazione scolastica o professionale; ciò vale anche qualora siano formalmente registrati come persone in cerca di occupazione o svolgano il servizio civile universale. L’assegno unico, fisso per i primi due figli, prevede maggiorazioni a partire dal terzo figlio o per la presenza di conclamate disabilità.
«Sono tuttavia diverse le criticità che – sottolinea l’Agesc – la fase di attuazione fa emergere, in genere collegate ai criteri adottati nella legge delega, come l’uso dell’Isee come discriminante il pubblico degli aventi diritto. Si noti infatti che secondo le evidenze statistiche la fascia di età compresa fra i 18 e 21 anni è quella che provoca un maggiore peso economico per le famiglie, senza che la norma lo recepisca, e che tale aggravio per il completamento dei cicli di apprendimento in realtà si prolunga normalmente fino ai 25/26 anni».
Le simulazioni effettuate da Arel deducono che un milione e 350mila famiglie nel passaggio dalla vecchia alla nuova legislazione dovrebbe rimetterci mediamente 400 euro ogni anno.
Specie a causa delle detrazioni fiscali soppresse i nuclei familiari che dovrebbero risentirne di più saranno paradossalmente quelli con un maggior numero di figli a carico (a partire dai 3 o 4) o con minori portatori di disabilità.
Resta ancora da chiarire cosa succederà per i figli attualmente a carico che non rientrano nelle fattispecie oggi previste dall'assegno unico.
Con l’allargamento alle famiglie con reddito di lavoro autonomo si fa un passo in avanti nell'equa definizione della platea dei beneficiari, ma per favorire la genitorialità o contrastare la denatalità lo strumento dell’assegno è piuttosto insufficiente.
Soprattutto se la sua istituzione rappresenta nel percepito comune una fase dell’ineludibile processo di riforma del sistema fiscale generale.
Per sostenere la tendenza verso la valorizzazione della formazione della famiglia e degli investimenti che ne derivano, in primis nei figli e nella loro cura ed educazione, serve rendersi conto in effetti che la capacità contributiva della famiglia è connessa alla sua composizione e differenziata in virtù dei familiari a carico.
In tal senso l’assegno unico si dimostra un intervento di sostegno alla povertà ma non comporta ancora un movimento verso l’equità fiscale. La messa a punto definitiva, prevista per il 2022, dovrà prevedere sostanziali modifiche per renderlo efficace.
In sistemi sociali simili e prossimi a quello italiano si consente la detrazione dall'imposta lorda della spesa integralmente sostenuta per il mantenimento dei figli dall'asilo nido fino all'università e il reddito risultante è parametrato e suddiviso per il numero dei componenti del nucleo secondo pesi coerentemente determinati.
Come si dice a scuola, basterebbe riuscire a copiare bene.
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Fonte:Avvenire