Alternanza scuola-lavoro possibile anche in parrocchia, per «imparare facendo»
Dopo la Chiesa lombarda, anche quella piemontese ha stretto accordi con l’Ufficio scolastico regionale per ricevere studenti nelle proprie strutture. Gontero: «Stimola la coscienzasolidale nei ragazzi»
La Legge 107/2015 “La buona scuola” autorizza anche diocesi e parrocchie ad ospitare studenti nei percorsi di alternanza scuola-lavoro. «Un’alleanza educativa che richiama la “Chiesa in uscita” auspicata da Papa Francesco – sottolinea il presidente nazionale AGeSC, Roberto Gontero – e che ora anche la Cei del Piemonte, dopo la Lombardia, ha deciso di adottare siglando un accordo con l’Usr - Ufficio Scolastico Regionale - per accogliere studenti “in alternanza” nelle parrocchie ed in enti culturali ecclesiali». Le opportunità non mancano: doposcuola, Grest, servizi alla persona per poveri, anziani e disabili, associazioni educative e sportive, musei, archivi, biblioteche e media diocesani. «Il punto di forza di questa applicazione – continua Gontero – è la dimensione di servizio alla comunità locale. Un modo per stimolare la coscienza solidale nei nostri ragazzi negli ultimi 3 anni delle scuole secondarie di secondo grado, favorendo al contempo la conoscenza dei problemi del territorio di appartenenza». Duecento ore per i licei e 400 ore per istituti tecnici e professionali non sono poche. «L’alternanza non si improvvisa, ed occorre attrezzarsi per elaborare progetti e convenzioni, individuare i tutores necessari e curare la sicurezza », ha dichiarato all’Agensir, Ernesto Diaco - Direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei. Probabilmente per una studentessa del Liceo psicopedagogico “lavorare” (per stare alle analogie dell’impianto di legge) in un doposcuola è forse più interessante che andare in una pizzeria (cosa legittima, che poco ha a che vedere con il curriculum della sua scuola). Esempi simili si possono immaginare per stages aperti al liceo scientifico, classico o sportivo, opportunità e servizi che la vocazione di apertura degli Oratori e delle Parrocchie da decenni conservano, esprimendo il fondamentale criterio pedagogico “imparare facendo”. Per Gontero «né più né meno che nelle imprese, in enti pubblici e privati anche del terzo settore, nelle istituzioni culturali previste dalla norma per le convenzioni dell’alternanza scuola-lavoro, ma con il valore aggiunto della solidarietà e dell’attenzione agli altri che le parrocchie hanno nel Dna ». Partire dalla propria realtà locale valorizzandone storia e specificità, aprirsi al territorio cogliendone le esigenze sono azioni che declinano la ricerca di “alleanze educative” che questo tipo di partnership può evocare: pilastri degli Orientamenti Pastorali della Cei per il decennio 2010/2020. In Lombardia circa 60 i progetti elaborati e decollati fino al 2017 mentre 90 sono le parrocchie che hanno fatto richiesta di contatto alla Pastorale scolastica, chiedendo anche il supporto formativo e giuridico. «Le famiglie apprezzano l’offerta formativa rappresentata dalle parrocchie – conclude Gontero – che speriamo venga replicata anche nelle regioni meridionali per combattere la dispersione scolastica. Diocesi, famiglie e scuola devono essere unite per valorizzare la concretezza».