È questo il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale

Il vice-presidente Agesc, Giancarlo Frare, ritorna sui temi della 48^ Settimana Sociale di Cagliari. «Cattolici determinanti per cambiare il Paese e ridare coraggio a una società ferita»
È questo il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale

Giancarlo Frare - Vice Presidente Agesc - fa il punto sulla 48^ Settimana Sociale appena conclusa a Cagliari La 48^ Settimana Sociale dei cattolici italiani a Cagliari dedicata a quattro grandi opportunità: denuncia, buone pratiche, ascolto, proposte. Cosa è emerso?

Ho rilevato un cambio di passo dei cattolici e della Chiesa rispetto alla crisi non solo economica che attanaglia il nostro Paese da oltre dieci anni e al tema del lavoro e non “del posto di lavoro”. Innanzi tutto la franchezza del Cardinale Bassetti nel parlare ai politici e al tempo stesso la proposta emersa dopo. Concretezza elaborata con l’aiuto di donne e uomini più o meno giovani provenienti da esperienze diverse. Ho respirato l’aria della vigilia di un rinnovato impegno dei cattolici: una svolta di presenza nella società.

“Il lavoro che vogliamo” e “Il lavoro che non vogliamo”. Scuola, formazione e lavoro all’attenzione della Settimana. Quali prospettive per il mondo cattolico?

È una dualità che colpisce. Recuperare il valore del lavoro e la dignità di chi lavora sarà fondamentale per ricostruire un tessuto sociale più sano. Come genitori Agesc impegnati nella scuola per garantire la libertà educativa e una buona formazione dei figli, è importante scoprire una nuova frontiera nell’ambito dell’alternanza scuola/lavoro. Per noi genitori non basta che i ragazzi svolgano le ore previste dalla L.107 (Buona Scuola). Serve che vivano esperienze formative significative. Dobbiamo creare più collegamenti possibili tra le buone pratiche di molte imprese e iniziative pubbliche e private con le scuole paritarie e statali. I genitori possono contribuire, con il bagaglio di esperienze di cittadini attivi nella società, a veicolare gli studenti verso la conoscenza delle buone pratiche nel lavoro, per essere il “lievito sociale” di cui si è discusso a Cagliari.

Il senso del lavoro umano e le sfide dell’innovazione. Dalla Settimana proposte concrete su economia e banche. Come Agesc quali azioni sono indispensabili per educare i giovani al lavoro e garantirglielo dopo la scuola?

Il ruolo della famiglia è strategico per far capire l’importanza del lavoro ai figli e la necessità di un impegno per prepararsi ad esso. Occorre un patto tra generazioni. Le famiglie si stanno impegnando al massimo ma dobbiamo aiutare i giovani a riscoprire il desiderio di conoscere e imparare. Infondere in loro le «virtù del coraggio, della fortezza, della giustizia» perché possano «sognare» il proprio futuro.

Perché il pensiero e le proposte del mondo cattolico su società ed economia sono caduti nel silenzio dei media laici?

Sono convinto che il silenzio sia dovuto all’inaspettata presa di posizione cattolica sul tema del lavoro, che ha trovato molti commentatori impreparati, soprattutto alle proposte. Sono rimasti spiazzati. Dobbiamo continuare a “stupire” con il nostro impegno per svecchiare la politica e ridare coraggio ad una società ferita e piegata su se stessa. Per cambiare il Paese, i cattolici saranno determinanti.

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