L’eredità dell’Incontro mondiale: percorsi di felicità per le famiglie

Il filo rosso indicato nei discorsi di Francesco a Dublino Non solo nei momenti sereni, ma anche nelle «cadute»
L’eredità dell’Incontro mondiale: percorsi di felicità per le famiglie

In molte diocesi in tutto il mondo si annuncia dopo questo evento la volontà di definire iniziative per gruppi di auto-aiuto tra genitori, proposte destinate alle coppie in crisi, anche iniziative di sensibilizzazione per i nonni

«Il Vangelo della famiglia, gioia per il mondo». Per giorni, in decine di lingue, il titolo dell’Incontro mondiale delle famiglie, è rimbalzato da ogni angolo di Dublino. Non solo striscioni, manifesti, magliette, tazze e altre centinaia di gadget hanno rilanciato uno slogan carico di speranza, ma in questo modo d’ora si chiamerà un progetto pastorale della Chiesa irlandese per le famiglie. E allo stesso modo altri uffici pastorali, tra tutti quelli di alcune diocesi americane che in Irlanda hanno rappresentato i gruppi più numerosi - hanno annunciato di voler definire iniziative per gruppi di auto-aiuto tra genitori, proposte destinate alle coppie in crisi, anche percorsi di sensibilizzazione per i nonni. Una gioia-mania che sta contagiando l’impegno della Chiesa per la famiglia e che, a uno sguardo superficiale, potrebbe rappresentare una contraddizione rispetto allo stato di salute delle famiglie nel mondo come emerge da analisi, statistiche, rapporti di vario genere. Che gioia ci sarà mai nel baratro della denatalità che stanno conoscendo tutti i Paesi del mondo occidentale? O nei dati delle disgregazioni coniugali? O ancora nel progressivo allontanamento dei giovani dalla logica di progetti di vita de- finitivi? Sabato, nell’immenso Croke Park di Dublino - il secondo stadio più grande d’Europa - il Papa ha rivelato di aver modulato personalmente il titolo delle giornate irlandesi. E di averlo scelto da un passaggio di Amoris laetitia in cui lo stesso Francesco sottolinea come, dopo anni di pessimismo e di sguardi negativi sulla realtà familiare, è tempo che l’amore tra uomo e donna, torni a tracciare «percorsi di felicità» per la Chiesa e per la società intera. E anche questo, a guardare bene, potrebbe sembrare una pretesa un po’ curiosa. Tra trecento e più pagine fitte di decine di argomenti di cui da mesi e mesi si sta discutendo, il Papa trascurando tutti che consideravamo temi forti della sua Esortazione postsinodale, ha voluto che proprio quello, un riferimento di poche battute sulla felicità, fosse il cuore del suo testo e dell’incontro mondiale. E su questa linea ha calibrato tutti i suoi interventi, le sue parole, i suoi sorrisi qui all’Incontro mondiale. L’ha declinato e l’ha fatto declinare in tanti e tanti modi. Non solo nelle occasioni più scontate, quando per esempio ha ascoltato le testimonianze delle famiglie del mondo e poi, uno ad uno, ha salutato sorridente i protagonisti di quei racconti, tanto diversi l’uno dall’altro, quasi sorprendenti per la dissonanza dei temi presentati, ma tutti convergenti verso un tratto forte, un nodo centrale che parla appunto di felicità, di dati positivi, di progetti di speranza. Ovunque nel mondo la famiglia riesce ad essere se stessa, ovunque riesce ad essere testimonianza d’amore fuori e dentro le porte di casa, ovunque riesce a tradurre in dinamiche familiari concrete quei riferimenti alti che parlano di fecondità, di fedeltà, di unicità, di impegno, di condivisione, là quella famiglia diventa motore di bene per sé, per la propria comunità, per la Chiesa intera. Ecco il grande messaggio che Francesco ha voluto fosse tradotto dalle giornate di Dublino. Puntare sulla famiglia, promuovere la famiglia, sostenere la famiglia anche quando tutti i dati sociologici sembrano non lasciare spazio a considerazioni troppo positive, vuol dare forma a quello da lui definito sabato sera «il sogno di Dio». Non si tratta di una spiritualizzazione fuori dal mondo, di un irenismo sganciato dalla concretezza. Lungo il cammino cadute, fragilità e tradimenti possono capitare ma, anche in queste situazioni, rialzarsi è possibile. Anche in queste situazioni la Chiesa indica strategie benefiche per ritrovare «percorsi di felicità». Una via che, proprio nella Chiesa irlandese segnata dolorosamente dalla piaga degli abusi, potrà essere percorsa in un progetto di rinascita.