Piano nazionale di ripresa e resilienza
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza per quanto riguarda l’istruzione parte dall’evidente divario esistente tra il nostro Paese e la media dei paesi OCSE circa la preparazione media degli studenti, l’alto tasso di abbandono scolastico, la bassa percentuale di titoli di studio di livello terziario, l’elevata percentuale di Neet e di disoccupazione giovanile, ma si possono aggiungere la crescita dell’emigrazione dei giovani italiani più preparati, la scarsa mobilità sociale, l’alto tasso di analfabetismo “funzionale”. A questo riconosciuto fallimento il PNRR risponde con proposte che non indicano un “cambio di passo”. Come chiede l’Europa servono riforme sostanziali, e non semplici e parziali modifiche di procedure che finora hanno contribuito solo a generare la situazione di difficoltà in cui si trova la scuola. In Italia esistono due riforme già approvate da più di vent’anni dal Parlamento ma mai attuate e finanziate: l’autonomia delle istituzioni scolastiche e la parità fra scuole statali e non statali. A nostro avviso serve un Piano Nazionale di Ricostruzione del Paese che si sviluppi attraverso il coinvolgimento di tutta la società civile. Nella Scuola la situazione di pandemia ha dimostrato l’inadeguatezza della gestione centralistica e statalista della scuola, mentre la qualità e l’efficienza del sistema di istruzione sono maggiori nei Paesi che promuovono il pluralismo scolastico e l’autonoma gestione delle scuole.
Il Next Generation EU (NGEU) rappresenta per l’Italia una opportunità unica per cambiare. Il 40 per cento circa delle risorse territorializzabili del Piano sono destinate al Mezzogiorno. Tenuto conto dei risultati ottenuti con gli interventi statali del passato è necessario il coinvolgimento responsabile non solo delle amministrazioni regionali ma di tutte le realtà sociali presenti, specie del privato sociale attivo nel settore educativo.
La Missione 4, “tramite il Piano asili nido, prevede di innalzare il tasso di presa in carico degli asili attraverso il potenziamento dei servizi educativi dell’infanzia (3-6 anni) e l’estensione del tempo pieno a scuola.” È accompagnata dal collegato “Investimento 1.1: Piano per asili nido e scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia” per la costruzione di nuove strutture per asili e scuole d’infanzia, per aumentare l’offerta educativa per la prima infanzia ai livelli richiesti.
Riteniamo che si debbano riprendere le iniziative di finanziamento, anche per le strutture, del privato sociale no profit, già adottate da alcune regioni che a suo tempo avevano raggiunto i livelli di servizio attesi dall’Europa, estendendo l’intervento a tutte le regioni italiane. Per fare emergere la “ridotta domanda apparente” serve il concreto coinvolgimento di tutta la società civile.
Il PNNR inviato a Bruxelles indica che “le riforme devono prevedere innovazioni normative tali da consentire una attiva partecipazione della società civile e un coinvolgimento degli attori già presenti” (nel nostro caso) specialmente nella Scuola.Ora è necessario attuare rapidamente le due riforme citate (autonomia e parità) per portarci in linea con la maggior parte dei sistemi scolastici europei e che sono pre-condizioni necessarie per il raggiungimento di una vera efficacia del sistema nazionale d’istruzione.
La Missione 1 prevede che “gli obiettivi trasversali sui giovani sono perseguiti attraverso gli interventi sulla digitalizzazione relativi, tra l’altro, a completare la connettività delle scuole”. Servono interventi per tutte le scuole del Sistema Nazionale di Istruzione e ovviamente, una rete più potente e capillare a beneficio delle famiglie.
Ci auguriamo che i “forti investimenti nelle politiche di istruzione e formazione (apprendistato duale)” previsti dalla Missione 5 ricomprendano tutte le scuole del Sistema educativo di istruzione e di formazione nazionale come per gli investimenti relativi “all’ampliamento delle competenze degli studenti e degli insegnanti” e per i diversamente abili gli interventi “per ridurre i divari territoriali nella scuola secondaria di secondo grado” ricomprendano il coinvolgimento di tutti gli studenti interessati.
Solo il coinvolgimento della società civile potrà consentire di vincere la sfida che abbiamo di fronte e consegnare alle nuove generazioni un Paese migliore.