Oltre l'astensione delle ultime votazioni europee: l’importanza di costruire il Bene Comune attraverso la partecipazione democratica.
A pochi giorni dal voto per il parlamento europeo, sedimentati ormai i dati sull'esito elettorale e sulle analisi dello stesso, un aspetto rimane poco indagato, almeno dal nostro punto di vista. È il dato dell'astensionismo, preoccupante per l'entità e per la sua crescita tendenziale.
L'esito di un voto è sempre positivo in quanto espressione di una partecipazione democratica. Ma, se gli astenuti sono più della metà degli aventi diritto, ogni risultato assume un significato diverso e parziale.
Certo, qualcuno dirà che anche l'astensione è una scelta. Non c'è dubbio ma la democrazia è un metodo di governo basato sull'espressione della volontà del popolo a cui, come recita l'art.1 della Costituzione, appartiene la sovranità e che la esercita nelle forme e nei limiti stabiliti dalla carta costituzionale.
Tuttavia, anche assumendo l'astensione come una deliberata scelta, un modo per dire alla politica il proprio rifiuto, a noi questa scelta arriva come un grido di dolore con toni di disperazione in alcuni casi. E qui penso al baratro del Sud dove il non voto ha toccato l'abisso più profondo.
Si interroghino allora i nostri rappresentanti, di ogni schieramento, su cosa ha scavato questo abisso. Noi lo facciamo e lo faremo come associazione di promozione sociale impegnata con i suoi volontari in un instancabile lavoro di costruzione e partecipazione. Ci pare però di poter anticipare un elemento da proporre al dibattito comune ed è quello della sempre minore rilevanza dei cosiddetti "corpi intermedi", che costituiscono l'articolazione e i tendini stessi del corpo democratico.
Come cattolici e come cittadini ci sentiamo ancora più chiamati a partecipare attivamente nei luoghi della socialità dove la società e la democrazia si fanno realtà quotidiane. Nelle associazioni, nelle rappresentanze dei lavoratori e degli imprenditori, nei luoghi del privato sociale, della cultura e dell'informazione. Affinché si accenda la speranza di potere, con il proprio agire, determinare la costruzione del bene comune a cui la politica è chiamata a dare concretezza legiferando in nome del popolo tutto.
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Alice Manganotti: ufficiostampa@agesc.it