Obiezione di coscienza: un diritto e un bene per tutti
Il bando dell’ospedale San Camillo di Roma per l’assunzione di due medici non obiettori per praticare l’interruzione volontaria della gravidanza, interroga anche noi, come genitori cattolici, che non possiamo sottrarci alla formulazione di un giudizio su questa vicenda.
In base a quanto previsto dall’ospedale, l’obiezione di coscienza configurerebbe un inadempimento del contratto, con la conseguenza che il medico potrebbe essere licenziato. Di fatto, quindi, si vuole sanzionare l’esercizio di un diritto fondamentale, di natura costituzionale.
Oltre a ciò, è necessario sottolineare come tale decisione aggiunga un tassello in più alla visione ideologica dell’essere umano: se con la legalizzazione dell’aborto è già presente una visione ideologica dell’embrione o del feto - a cui viene sottratta la dignità di essere umano in divenire -, e una visione ideologica della donna - che può disporre della vita di un altro dentro sé per ragioni sempre meno chiare ed evidenti -, si aggiunge una visione totalmente ideologica del medico, che questo bando qualifica esclusivamente nella sua disponibilità ad eseguire un intervento in cui una vita viene soppressa, impedendogli tra l’altro di poter cambiare idea, pena la risoluzione del contratto. La nobile arte del medico viene così ridotta all’obliterazione obbligatoria della sua coscienza, nonché della sua vocazione.
Non possiamo non notare che stiamo assistendo a una radicalizzazione delle richieste, resa necessaria dalle evidenze scientifiche che sempre più sono sotto gli occhi di tutti, e cioè che l’essere umano è completo sin dal primo stadio embrionale e che quell’embrione è un essere umano con un codice genetico proprio, indipendente da quello della donna che lo porta in grembo.
Oltre ad essere evidentemente discriminatorio e ad essere in contrasto con quanto stabilito dalla legge in vigore e con un diritto costituzionalmente garantito, tale concorso crea un pericoloso precedente, che potrebbe portare alla riduzione - e persino alla scomparsa - di personale obiettore in luoghi eticamente sensibili.
Tale evoluzione non può che essere fonte di seria preoccupazione: il cattolico infatti sa che non può rinunciare alla sua testimonianza in tutti gli ambienti di vita, in particolar modo proprio laddove la vita potrebbe subire le peggiori aggressioni. La professione del medico è evidentemente un ambito in cui la libertà di coscienza non può e non deve essere negata.
Il bene della società dipende anche da noi e da quanto sapremo testimoniare, negli spazi di libertà che abbiamo a disposizione, quello in cui crediamo, la dignità della persona e la bellezza e l’indisponibilità della vita umana, e lo sapremo difendere davanti alle aggressioni che la moderna ideologia ci pone davanti sempre più frequentemente.
Proprio per questo ci batteremo sempre affinché i cattolici possano continuare ad esercitare la loro professione senza censure di alcun tipo, perché la fede possa essere testimoniata, possa mantenere un ruolo pubblico e non venga relegata alla sola dimensione intimistica e privata.