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Educare Ancora - Massimo Camisasca

Quest’anno il vescovo Massimo pone il tema dell’educazione al centro del suo discorso alla città e alla diocesi, in occasione della Solennità di S. Prospero. (Novembre 2018)

Cari fratelli e sorelle,
ogni anno, in occasione della solennità di san Prospero, patrono di Reggio Emilia e della nostra Chiesa, dedico interamente questo mio discorso alla città e alla diocesi ad una tematica specifica che mi sembra essere particolarmente urgente e attuale per la vita di tutti noi, e che interpella la mia vita di uomo e di pastore. Ogni giorno visito istituzioni religiose e laiche, incontro molte persone sia in circostanze pubbliche che in colloqui privati, mi vengono sottoposti molti problemi da affrontare.
In tutte queste occasioni di dialogo si è ripresentata spesso una stessa domanda, che riguarda la difficoltà a costruire qualcosa che permanga sul piano sociale, della fede, e più in generale delle relazioni umane. Tutto ciò è legato a un sentimento di incertezza e paura riguardo al futuro. Molti sono i cambiamenti che, con estrema ed inaudita rapidità, stanno avvenendo sotto i nostri occhi.
Possiamo guardare al futuro con speranza e letizia? Qual è il nesso tra il nostro presente e il patrimonio del nostro passato, che è la nostra tradizione? A quali punti di riferimento appoggiarci in questo momento di profonde trasformazioni? Credo che la grande questione implicita in tutti questi interrogativi sia il tema dell’educazione. La mia riflessione sarà dedicata proprio al tentativo di offrire alcune coordinate decisive che delineano il significato di questa parola.

I
Il contesto presente e il fenomeno educativo

Una “crisi” dell’educazione?
L’educazione è un compito appassionante, una sfida impegnativa e decisiva a cui tutti siamo chiamati. Educare significa condividere e trasmettere ciò che riteniamo essenziale, ciò che dà forma e senso alla nostra vita. Non c’è carità più grande di questa. Attraverso la consegna ad altri (e in particolar modo ai più piccoli) di ciò che riteniamo realmente prezioso, doniamo una parte di noi stessi e offriamo così una strada, quella che ci consente di essere liberi e felici. Certamente tutto ciò presuppone che noi a nostra volta abbiamo ricevuto da altri un tesoro prezioso che ha illuminato le nostre vite, e che lo abbiamo fatto nostro. Quali sono i pilastri sopra i quali abbiamo costruito l’edificio della nostra esistenza personale, famigliare e comunitaria? Per la comunità cristiana, il tesoro supremo non può che essere la fede. Tutto ciò che di buono e di bello riempie la nostra vita non può che essere visto in funzione di essa.
Oggi la famiglia e la scuola, istituzioni che hanno primariamente il compito di educare, appaiono fragili. Anche le nostre parrocchie e le varie comunità ecclesiali che animano la nostra diocesi s’imbattono spesso in difficoltà che le mettono a dura prova. Molti parlano di crisi dell’educazione. I giovani sembrano cambiati rispetto al passato e il mondo adulto si sente incapace di parlare alle nuove generazioni.
Certamente i giovani si trovano alle prese con sfide molto complesse. Pensiamo ad esempio al loro rapporto con le tecnologie e il mondo virtuale, che sempre più spesso li distrae dalla realtà e impedisce loro di assumersi delle responsabilità, di conoscersi pienamente e di instaurare rapporti umani duraturi. Le nuove tecnologie inoltre sono altamente pervasive: come imparare quindi ad usarle senza esserne totalmente condizionati? Sono interrogativi che forse non trovano ancora una risposta adeguata.
Oppure pensiamo all’instabilità affettiva che caratterizza la vita di molti dei nostri ragazzi, al modo in cui essi vivono il riposo, lo svago e il divertimento; alla facilità con cui molti di essi purtroppo cadono schiavi di varie dipendenze, tra le quali la tremenda piaga della droga. Ma il cuore dei giovani è sempre lo stesso: essi desiderano la felicità, sanno riconoscere la bellezza che a volte fa la sua comparsa nella trama delle loro vite, intuiscono che deve esistere una risposta buona alle loro attese più profonde. Ma spesso dubitano di se stessi e delle loro forze: non sono certi di poter raggiungere il bene al quale aspirano. Inoltre, in tanti casi non hanno dei rapporti a􀁽dabili con coetanei o adulti, cui poter affidare se stessi.
Per quanto riguarda il mondo degli adulti, desidero sottolineare il fatto che il compito educativo li riguarda inesorabilmente: la fatica dell’educare non può essere mai risparmiata a nessuna società e a nessuna generazione. Lo ricordava dieci anni fa Benedetto XVI riflettendo sul “compito urgente dell’educazione”: mentre i progressi di tipo tecnico ed economico sembrano procedere secondo un meccanismo lineare, “nell’ambito della formazione e della crescita morale delle persone non esiste una simile possibilità di accumulazione, perché la libertà dell’uomo è sempre nuova e quindi ciascuna persona e ciascuna generazione deve prendere di nuovo, e in proprio, le sue decisioni. Anche i più grandi valori del passato non possono semplicemente essere ereditati, vanno fatti nostri e rinnovati attraverso una, spesso sofferta, scelta personale”[1]. Sappiamo bene che le conquiste della nostra civiltà non possono essere dissociate dalla continua rigenerazione spirituale e morale dell’uomo, che si compie attraverso l’educazione. Mai come nella nostra epoca constatiamo che in questo campo non esiste alcun automatismo...


Educare all’umanesimo solidale

Per costruire una “civiltà dell’amore” a 50 anni dalla Populorum progressio - Congregazine per l’Educazione Cattolica (degli Istituti di Studi)

INTRODUZIONE

1. Cinquant’anni fa, con l’enciclica Populorum progressio, la Chiesa annunciava agli uomini e alle donne di buona volontà il carattere mondiale assunto dalla questione sociale. Tale annuncio non si limitava a suggerire uno sguardo più largo, in grado di abbracciare porzioni sempre più grandi di umanità, ma offriva un nuovo modello etico-sociale. In essa si doveva operare per la pace, la giustizia e la solidarietà, con una visione in grado di cogliere l’orizzonte globale delle scelte sociali. I presupposti di questa nuova visione etica erano emersi qualche anno prima, nel Concilio Vaticano II, con la formulazione del principio di interdipendenza planetaria e del destino comune di tutti i popoli della Terra. Negli anni a venire, la validità esplicativa di tali principi trovò numerose conferme. L’uomo contemporaneo ha più volte fatto esperienza che ciò che accade in una parte del mondo può influire su altre, e che nessuno può a priori sentirsi al sicuro in un mondo nel quale esiste sofferenza o miseria. Se allora s’intravedeva la necessità di occuparsi del bene altrui come fosse il proprio, oggi tale raccomandazione assume un’evidente priorità nell’agenda politica dei sistemi civili.

2. La Popurolum progressio, in tal senso, può essere considerata il documento programmatico della missione della Chiesa nell’era della globalizzazione. La sapienza che promana dai suoi insegnamenti guida ancora oggi il pensiero e l’azione di quanti vogliono costruire la civiltà dell’«umanesimo plenario». I contenuti di tale umanesimo hanno bisogno di essere vissuti e testimoniati, formulati e trasmessi in un processo educativo che oggi metta al centro della sua proposta la ricerca della solidarietà in un mondo segnato da molteplici differenze culturali, attraversato da eterogenee visioni del bene e della vita buona, caratterizzato dalla convivenza di fedi e orizzonti morali diversi. Il presente documento si prefigge di proporre le linee principali dell’educazione all’umanesimo solidale...


Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova

Instrumentum laboris - Congregazione per l'Educazione Cattolica - 2014

I Membri dell’Assemblea Plenaria della Congregazione per l’Educazione Cattolica, convocata nel
2011, raccogliendo l’invito di Papa Benedetto XVI, affidarono al Dicastero di preparare gli
anniversari del 50° della Dichiarazione Gravissimum educationis e del 25° della Costituzione
Apostolica Ex corde Ecclesiae, che cadono nel 2015, allo scopo di rilanciare l’impegno della Chiesa
nel campo dell’educazione.
Due sono le tappe principali che hanno segnato il cammino di preparazione: un seminario di studio
con esperti provenienti da tutto il mondo, svoltosi nel giugno 2012, e l’Assemblea Plenaria dei
Membri della Congregazione, riunitasi nel febbraio 2014.
Le riflessioni maturate in questi incontri trovano eco nel presente Instrumentum laboris “Educare
oggi e domani. Una passione che si rinnova”. In esso si richiamano i punti di riferimento essenziali
dei due documenti, le caratteristiche fondamentali delle scuole e delle università cattoliche, e si
tracciano le sfide alle quali le istituzioni educative cattoliche sono chiamate a rispondere con un
proprio specifico progetto...