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Nuovo entusiasmo per “contagiare” la società: è questo il dono del Natale

Nonostante le fatiche di quest’anno complicato, i genitori sono chiamati a generare segnali di bene

Una vecchia e famosissima, canzone di Lucio Dalla ha nel suo testo originale un passaggio che richiama la festa del Santo Natale. «Sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno…» cantava il Lucio nazionale, era il 1979. Quelle particolari parole, della canzone “L’Anno che verrà”, ci tornano in mente oggi a due giorni dalla festa cristiana più sentita in tutto il mondo perché in quel testo, in quello stato d’animo messo nero su bianco su un pentagramma, in musica, si percepiva tutta la malinconia e la sfiducia di un uomo (oseremmo dire di un’intera generazione…) che si ritrovava incapace di realizzare il sogno di rendere il mondo un posto un po’ migliore (per arrivare alla stagione della “caduta del Muro” ci sarebbero voluti altri 10 anni); la sfiducia che è proprio l’esatto contrario di quello che il Natale rappresenta.

Nessuno è tanto cieco da non vedere i temporali ed i fulmini che ci circondano, che sono tra noi; ma altrettanto attenti dovremmo essere anche riguardo ai segnali di un bene che poco si fa vedere, che non viene proclamato ma che c’è, è presente nella storia perché è “dentro di noi”.

L’Evento del Natale è lì a ricordarcelo. Quell’Evento non ha solo cambiato il mondo, che si creda o meno, ma “continua a farlo” nella misura in cui noi sappiamo leggere i segni e lasciarci coinvolgere con il nostro «Sì, ci sto» e accettare così la sfida del prendersi cura. E chi se non un genitore può capire questo?

Come genitori è innegabile che il Natale ci mette di fronte al “dono” ricevuto di un figlio, che è dono sempre nonostante le fatiche, le fragilità, i limiti. Un dono che vede il dare ed il ricevere viaggiare strettamente insieme perché un figlio ci genera ad una vita nuova, ci genera come madri e padri, non solo biologici, all’interno di un orizzonte che non è solo fatto dalla nostra famiglia ma molto più grande.

« Un bambino in più è una speranza », ha detto papa Francesco in una recente intervista. Ed è proprio questo che vorremmo poter condividere tutti i giorni dell’anno da genitori all’interno delle scuole, nel grande e fondamentale mondo dell’educazione. Il pensiero va dunque alle nostre famiglie, ad ogni famiglia, ad ogni singolo genitore ma anche ad ogni insegnante o persona che vive, dentro e per la scuola, la complessa sfida del prendersi cura dei “nostri” figli, del futuro della nostra società, della nostra comunità.

Vivere il Natale con questo spirito, in questo “orizzonte”, rende tanti segni e presenze nelle nostre scuole (un presepe, la recita in un istituto, una iniziativa di solidarietà) patrimonio di tutti perché esperienza condivisa, insieme, nella diversità e messaggio universale che non crea “steccati” ma genera al contrario “abbracci”. Ed è in questo spirito di collaborazione, servizio, apertura, accoglienza, che c’è l’essenza della nostra associazione, dell’Agesc.

Come genitori delle scuole pubbliche paritarie cattoliche questo è un valore che desideriamo condividere e far crescere grazie all’apporto di tutti, con un impegno costante ed una presenza significativa che vede nel dialogo l’atteggiamento più efficace per portare avanti il nostro desiderio di pari dignità per tutti gli studenti, per tutte le loro famiglie.

Su questa strada vogliamo essere sempre più contagiosi, supportati in questo dalla dinamicità di tanti nostri associati e di tante persone che mettono a disposizione, nella scuola, il loro tempo e le loro energie gratuitamente.

L’augurio dunque che ci facciamo, è che guardando al Bambino di Betlemme, nelle tante immagini raffiguranti Giuseppe e Maria dei nostri Presepi, noi possiamo vedere il nostro volto riflesso; perché Natale siamo anche noi ogni volta che riusciamo ad accogliere quel “dono” e a non scordare chi siamo davvero. Questo è per noi genitori dell’Agesc il miglior augurio di buon Natale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte:Avvenire